METODOLOGIA DEL GRUPPO
METODOLOGIA DEL GRUPPO
Le sedute di gruppo consistono in incontri
periodici (di circa ± 15
persone) il cui scopo principale è l'espressione di sentimenti e vissuti in un
ambiente protetto ed il raggiungimento della consapevolezza delle proprie
dinamiche interne ed interpersonali.
Si tratta di un gruppo di evoluzione
e sviluppo personale dove ciascuno dei partecipanti ha la possibilità di
effettuare un lavoro individuale (una "esplorazione") in cui è assistito
da un agevolatore e può utilizzare uno o più componenti del gruppo in qualità di
personaggi e/o figure della sua esistenza e/o della sua immaginazione.
I membri
del gruppo possono avvalersi o meno di questa possibilità. Essi sono totalmente
liberi di parlare o di non parlare, di compiere un lavoro di esplorazione o di non
compierlo. di partecipare o meno al lavoro degli altri se si è stati chiamati a
farlo, di offrire un ‘Feedback' o
di negarlo, di ascoltare e di negare quanto avviene, di rimanere in gruppo o di
uscirne.
Alla base del buon funzionamento del
gruppo vi sono delle regole, che consentono ad ognuno di rispettare la libertà degli
altri:
• La discrezione e confidenzialità: non si deve parlare al di fuori
di quanto accade nel gruppo: questo darà la tranquillità necessaria per esprimersi
liberamente
• L'astinenza da relazioni sessuali tra i componenti del gruppo: permette
di mantenere la propria autonomia e la propria disponibilità nelle diverse situazioni
emotive che possono crearsi all'interno del gruppo. Durante lo svolgimento dell'incontro
di gruppo. si è terapeuti a vicenda: perciò è utile rispettare la riservatezza
ed evitare di vedersi all'esterno
• L'esclusione di osservatori casuali: permette al gruppo, libero da interferenze
esterne, di raggiungere progressivamente coesione, solidarietà, complicità ed intimità
• Il non fumare: consente di utilizzare creativamente le motivazioni
e le tensioni che portano all'atto sterile e dannoso del fumare
• Il tempo a disposizione fisso: fa sì che ognuno utilizzi il gruppo
lasciando spazio agli altri; complessivamente il gruppo dispone di 2,30 ore
• Esprimersi invece di dialogare: durante tutte le fasi dell'incontro
di gruppo non è consentito dialogare con la persona che in quel momento ha la parola,
anche quando si viene direttamente interpellati da essa. In questo caso si dovrà
aspettare il proprio turno, inserendo tale vissuto all'interno del proprio
lavoro; oppure, se il turno
è passato o si è in una fase che non prevede interventi, si potranno far presenti
all'agevolatore le esigenze emerse al momento
• Il ''basta davvero!": è una formula convenzionale che, pronunziata
da chi sta compiendo un'esplorazione in profondità, gli-permette di interrompere
il suo lavoro. richiamando il gruppo a sospendere e fermare del tutto ed immediatamente
l'interazione in corso
STRUTTURA
La seduta di gruppo ha una sua struttura
ed attraversa delle fasi: che corrispondono alle fasi di precontatto (inizio),
contatto (durante), postcontatto (fine).
INIZIO (fase
espositiva) Nella fase iniziale i membri del gruppo sono invitati a partecipare
brevemente/ a turno del loro vissuto attuale: esperienze, sentimenti, aspettative,
ed a prenotarsi eventualmente per un'esplorazione.
Inizia quindi la fase di vero e
proprio 'lavoro' in gruppo. Chi si è prenotato per primo inizia a parlare.
Durante questa esperienza individuale egli utilizza il gruppo per se con l'aiuto
dell'agevolatore. Quest'ultimo ha uno stile eclettico, utilizza. cioè. di volta
in volta. i metodi di facilitazione più adatti per un efficace sostegno a ciascun
partecipante.
DURANTE (fase
del cambiamento) Uno o più membri del gruppo possono essere chiamati
a partecipare al lavoro in qualità di personaggi e/o figure dell'esistenza e/o dell'immaginazione
di chi sta lavorando. Essi. astenendosi dall'intervento, favoriscono l'esplorazione
del partecipante.
Al termine del lavoro l'agevolatore chiede
a chi ha effettuato l'esplorazione se vuole ricevere un feedback da qualcuno.
I membri del gruppo, chiamati a dare un
feedback . esprimono le percezioni, i vissuti, gli immaginari, i sentimenti,
generati in loro dell'esperienza di esplorazione individuale a cui hanno assistito
o partecipato. Ognuno cercherà di comunicare la propria percezione dell'esperienza
dell'altro nel FEEDBACK fenomenologico:
"lo ho percepito.... ho vissuto..., ho immaginato ... ed ho sentito ... TE - NEL - TUO - LAVORO e ME - DURANTE - IL
– TUO LAVORO" e come " IO
percepisco, vivo. immagino e sento TE - ADESSO
- E ME - ADESSO".
In questo modo la persona che ha
lavorato rielabora la sua esplorazione. arricchendola ed amplificandola attraverso
l'altro. Si passa, quindi, alla prenotazione del lavoro successivo.
FINE (fase
dell'assimilazione / integrazione) Quando il tempo a disposizione del gruppo
sta per terminare, l'agevolatore chiede ai partecipanti di esprimersi a turno,
facendo un bilancio di ciò che è accaduto nel corso della seduta e comunicando eventualmente
il proprio vissuto dell'esperienza di gruppo appena trascorsa.
I partecipanti al gruppo potranno poi
utilizzare all'esterno quanto hanno compreso e sperimentato in un ambiente
protetto; potranno interagire in modo più spontaneo e fluido con chi li
circonda, ma soprattutto - e questo è l'obiettivo .principale - potranno conseguire
l'autosostegno necessario per una propria autonomia esistenziale.
'Regole di partecipazione'
Un lavoro continuativo di evoluzione
e crescita personale effettuato in Gruppo si basa, oltre che sul ruolo e sulla funzione
dell'agevolatore, sulle energie di tutti i partecipanti:
la regola aurea
di ogni gruppo di sviluppo, come nella vita, è che
"Ciascuno riceve nella misura in
cui da"
Le assenze dal gruppo sono quindi
sempre una rinuncia ad un opportunità di lavoro per sé, ma anche una non
responsabile sottrazione di energie e di confronti emotivi per gli altri
partecipanti.
Per questo l'impegno ad una presenza
continuativa è la premessa per un lavoro responsabile ed efficace per sé e per gli
altri.
La mancanza di presenza continuativa rende
il gruppo precario per tutti i partecipanti ed inoltre, chi si assenta, occupa
un posto che potrebbe essere proficuamente preso da altre persone che sono in lista
di attesa.
In più una presenza saltuaria rischia
di diventare un investimento antieconomico visto che il pagamento essendo
mensile va comunque effettuato.
ORIENTAMENTO
PEDAGOGICO AL FEEDBACK _FENOMENOLOGICO
Definizione: (Feed
= nutrire, alimentare - Back = indietro)
II FEEDBACK è un ritorno d'informazione
ad un centro emittente e può essere chiamato anche "retroazione". Questo
messaggio di ritorno serve ad agevolare l'apprendimento e ampliare la presa di
coscienza e la consapevolezza.
La comunicazione di ritorno serve ad
informare la sorgente di un messaggio dell'effetto prodotto sul destinatario. La
percezione della reazione prodotta in altri da un proprio comportamento può essere
utile a rendere un nostro agire futuro più adeguato, appropriato o funzionale
alle nostre necessità e all'ambiente circostante. In questo modo, l'effetto
delle conseguenze del comportamento può alterare o rafforzare un comportamento
futuro.
Questo meccanismo di aggiustamento
naturale esiste anche nei sistemi biologici: è il segnale con cui un organo
periferico risponde all'organo centrale che lo ha stimolato, modificando l'azione
e quindi provocando un'autoregolazione del sistema, Inoltre, nei sistemi elettronici,
è il ritorno di segnale che consente all'unità di governo del sistema di
individuare eventuali errori e di provvedere alla loro correzione.
In un setting strutturato di psicoterapia
individuale In gruppo 'GESTALT', agevolato dalla collettività gruppale 'COUNSELING',
il FEEDBACK assume notevole rilevanza ed è di grande utilità sia per chi
effettua una esplorazione terapeutica, sia per chi ne è testimone. Per riuscire
a ottimizzare la validità del FEEDBACK, forniamo alcune indicazioni di massima.
In un SETTING gruppale strutturato, i
partecipanti possono esprimere il FEEDBACK nei seguenti modi:
A -
a RICHIESTA (in genere a 3 o 4 persone)
In questo caso la persona, che ha
effettuato una esplorazione terapeutica, sceglie un membro del gruppo come
referente utile, dal quale vuole sentire le risonanze provate durante questo lavoro
terapeutico.
B -
in OFFERTA
Un membro del gruppo spontaneamente
vuole offrire un contributo che può essere utile a chi ha effettuato un esperimento
terapeutico e chiede se vuole essere sentito. Sarà la persona che ha lavorato a
decidere se lo vuole o meno.
C -
per DISCARICA PULSIONALE
Un lavoro terapeutico appena
effettuato da un partecipante ha coinvolto eccessivamente un altro membro del
gruppo, che sente un'esigenza esplosiva e il bisogno di scaricarsi, quindi:
1) può chiedere di prenotarsi per una
esplorazione utilizzando le risonanze e le tensioni interne suscitate da questo
vissuto in una 'MESSA IN AZIONE CONSAPEVOLE'
2) non essendo ancora pronto per
lavorare su questo vissuto, può chiedere all'agevolatore di potersi esprimere soltanto
per evacuare la pressione intollerabile e ridurre così momentaneamente le
tensioni interne con un ACTING OUT concordato ed accettato
3) la persona è travolta dal proprio
vissuto, con una emorragio pulsionale intrattenibile e non essendo più in grado
di gestire lo 'stress' situazionale, esce temporaneamente dal 'setting' di
gruppo; ritornandovi dopo essersi calmata.
Questa prassi metodologica è stata creata
per tutelare i partecipanti dei gruppi terapeutici
strutturati e favorire la possibilità di esplorazioni emotive.
Durante un lavoro effettuato con abreazione
catartica, la persona vive un momento di estrema delicatezza a livello sia a
livello psichico che corporeo, come stare in una sala operatoria, perciò
necessita di attenzione e molto rispetto.
Dopo il
lavoro, essendo la persona ancora fragile; Il feedback può essere
nutriente e di arricchimento, o dannosamente tossico ed indigesto. Per
contenere la violenza gratuita (aggressività, rabbia) di tipo 'reattivo', è utile
contenere il 'VISSI': Valutare
(giudicare) Indagare - Sostenere (eccessivamente) - o Soluzionare (consigliare) -Interpretare.
MODALITA' DI FEEDBACK (fenomenologico)
Mentre
TU lavoravi:
ho VISTO (mani chiuse, mimica
..... )
ho ASCOLTATO (che dicevi,
citavi )
ho IMMAGINATO (che eri arrabbiato
)
ho SENTITO (in me calore,
tensioni )
ORA/ADESSO
In questo momento:
TI VEDO (che
hai una posizione )
IMMAGINO (che
sei soddisfatto )
PENSO (che
sei irritato ..... )
e SENTO (il cuore che mi batte
forte .....)
Per un FEEDBACK con
coinvolgimento partecipativo, si può aggiungere: "durante il tuo lavoro:
ho rivissuto insieme a te un momento particolare della mia infanzia,
significativo; con un amico parente caro ... sono commosso o rabbioso, ecc...."
.
Si può, dunque, presumere che ciò che
vedo o ascolto riguardi la mia percezione "obbiettiva", mentre ciò
che immagino sia spesso proiezione e quello che sento appartenga al transfert.
Sappiamo che la proiezione è una
operazione con la quale il soggetto espelle (ritrovandoli poi nell'altro) le
qualità, sentimenti, desideri propri che disconosce o rifiuta. Questo atto
proiettivo è il risultato della collusione simultanea tra un evento attuale
(vissuto adesso nel Qui ed Ora) ed un evento traumatico (ferita aperta
del passato somigliante). La proiezione è una specie di interpretazione
contaminata dal passato e rievocata da un evento attuale. Spesso è inconscia e passa
inosservata. Il transfert è generalmente una risposta susseguente ad una
proiezione ed include una identificazione. Quindi, è meglio considerarlo un alleato
per la terapia, piuttosto che una resistenza. Proiezione e transfert sono
elementi utili per- evitare lo spavento della novità del presente. Riprodurre
l'antico attaccamento diventa un mezzo per non entrare in contatto con la
relazione attuale ed occultare l'incertezza. L'esperienza del nuovo è nutriente
a condizione che operi un adattamento creativo, altrimenti viene vissuto come fonte
di noia, paura, fastidio e sofferenza.
Estratto da: LA CLINICA DEL
TRANSFERT IN PSICOANALISI E IN PSICOTERAPIA DELLA GESTALT di E. Giusti - Ed. Kappa, Roma 1991
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