Modello Adyca
L’orientamento
operativo della Scuola, portato avanti dalle sue fondatrici Lucilla Loddi e Gabriella Costa, è chiaramente riscontrabile già dal nome della nostra
Associazione: Accademia
DanzaMovimentoTerapia YogaDanza Counseling e ArteTerapie.
Questa premessa presuppone una grande pluralità di
interventi per, e con, la persona in aiuto, attraverso una metodologia
espressivo-corporea, sistematizzata sulla base di un modello teorico di
riferimento di tipo Pluralistico Integrato.
Questa tipologia di cornice, ereditata dalle socie fondatrici dal comune percorso di studi, fonda le sue origini nella
Fenomenologia e nella Psicologia Umanistica e transpersonale, nella quale sono
state altresì introdotte le rispettive cornici di riferimento, legate
all’esperienza operativa personale, ovvero all’Arte, alla Danza e allo Yoga
attraverso lo sviluppo e sistematizzazione di una metodologia fondata sulla
potenzialità che queste discipline posseggono, nell’incentivare stimolare e
sostenere lo sviluppo personale e le capacità di autocura.
Focalizzando la nostra proposta sulla comunanza che esiste tra il processo
educativo (nella sua etimologia di “condurre fuori” - “ex-ducere”), la
relazione d’aiuto e il percorso creativo: tutto ciò consente alla persona di
stabilire, riattivare, potenziare il ponte tra spazio interno e spazio esterno,
la connessione tra un dentro e un fuori che produce una traccia riconoscibile
di sè.
Nel momento creativo, in cui interiorità ed ambiente trovano un rinnovato
singolare incontro, siamo immersi in uno stato psicofisico dove il pensiero,
l’emozione, la corporeità, l’azione fluiscono in modo congruo, infondendo un
profondo stato di benessere e di integrazione.
Come detto all’inizio la matrice teorica di riferimento primaria è quella
“umanistica integrata”.
Questo vuol dire che la focalizzazione del lavoro è la Salute, gli aspetti
personali positivi, l’individuazione delle risorse disponibili, il paradosso
che vede la crescita personale come un “diventare ciò che si è”, attraversando
i propri territori interni sperimentandoli, agendoli metaforicamente, piuttosto
che cercare di liberarsene.
Qui emerge il valore che l’azione e l’esperienza diretta rivestono nella
nostra impostazione di lavoro, in cui la “scoperta”, la formulazione e/o la
risoluzione di una difficoltà esistenziale e quindi il cambiamento derivano dal
FARE e da un processo di apprendimento esperienziale.
Tuttavia nella ricerca costante di una prospettiva adatta alle esigenze del
cliente, per così dire “tagliata su misura”, volta ad accrescere soprattutto il
potenziale globale della persona, la scuola ha voluto progressivamente
sovra-posizionarsi rispetto alle teorie uniche, con l’obiettivo di raggiungere
una integrazione pluralistica facendo tesoro dei molteplici insegnamenti
ricevuti da: l’approccio gestaltico, la struttura dell’Analisi Transazionale,
le basi della Terapia Centrata sul Cliente, le teorie del Cognitivismo, le
motivazioni della Psicodinamica.
Il senso di questa poliedricità che richiede una grande flessibilità,
apertura mentale e dinamismo da parte dell’operatore ha l’obiettivo di tenere
nella dovuta considerazione le esigenze del cliente e le difficoltà che egli
porta nel setting.
Le tecniche, così modulate, sono diventate piuttosto delle strategie
integrate: una sorta di incontro trasversale tra tecniche affettivo-emotive
come quelle gestaltiche, e rogersiane, affettivo-cognitive, tra cui l’Analisi
Transazionale e le tecniche cognitivo-comportamentali.
Il Counselor osserva a livello fenomenologico quello che accade nel “qui e
ora” e nel rispetto dei bisogni emergenti modula l’uso delle tecniche e si
costruisce una mappa di trattamento unica, per così dire stampata su misura del
cliente.
Accanto a questo impianto teorico sono state affiancate le metodologie
“espressive”: arte grafico/pittorica, narrazione, poesia, teatro, musica;
insieme a quelle espressivo-corporee; lo Yoga, le discipline e filosofie
orientali e la danza.
L’espressività nel Counseling consiste per noi nella ricerca del benessere attraverso l’espressione artistica dei
pensieri, vissuti ed emozioni. Essa utilizza le potenzialità, che possiede ogni
persona, di elaborare creativamente tutte quelle sensazioni che non si riescono
a far emergere con le parole e nei contesti quotidiani. Per mezzo dell’azione
creativa (disegno, poesia, movimento, musica) l’immagine interna diventa
immagine esterna, visibile e condivisibile.
Per Counseling-Espressivo si intende quindi quella
particolare relazione d’aiuto che si serve delle immagini e del “fare”
artistico per agevolare l’autoconsapevolezza che portera’ al cambiamento.
L’arte permette un’espressione diretta, immediata,
spontanea, arcaica ed istintiva di noi stessi che non passa attraverso la
ragione ed è per questo motivo che può diventare un “velocizzatore” di
consapevolezze.
L’ArtCounseling si basa sul concetto che ognuno ha in
sé delle risorse proprie e un potenziale autorigenerativo che va semplicemente
stimolato e il Counseling Espressivo si pone come obiettivo la riappropriazione
di tale patrimonio in quanto può essere un valido sostegno nelle situazioni di
difficoltà a cui la vita ci pone di fronte.
Il processo artistico attinge alla fantasia, alla
ricchezza dell’analogia che consente di vivere “come se”, dando la possibilità
di sperimentare personalmente qualcosa di nuovo o da un nuovo punto di vista
guardare una situazione conosciuta immersi in una situazione spazio-temporale
in cui il nostro Giudice Interiore per un momento chiude gli occhi e sta al
gioco.
Questo ci offre l’opportunità di assumere un rischio,
senza però dover rischiare troppo, con il vantaggio di poter trasferire il
risultato dell’esperienza alla vita “come è”.
Sono almeno tre le caratteristiche che ci rivelano come il processo e lo sforzo creativo nella produzione artistica, in un setting di Artcounseling, possano avere una funzione di crescita ed evoluzione:
- La creazione di uno spazio di comunicazione flessibile con il proprio ambiente
- La capacità di saper distinguere tra mondo interno e mondo esterno, cioè tra fantasie, desideri, bisogni e realtà
- La capacità di regolare e trasformare le proprie emozioni.
Nel Counseling Espressivo la presenza
di “oggetti” nel setting e il ruolo che questi assumono nel processo appaiono
di notevole importanza per comprendere sia la tecnica in quanto tale sia lo
spazio di comunicazione che si viene a creare tra counselor e cliente.
Il setting diventa spazio di
comunicazione mediato dal prodotto, dove l’oggetto creato dal cliente , svolge
il ruolo di traghettatore di senso verso una più chiara e consapevole
conoscenza di sè e delle sue risorse.
Il “soggetto espressivo” (artistico e
corporeo) non deve mai subire “interpretazioni”, il
significato è sempre personale, privato e và ricercato attraverso
l’esplorazione, cosicché sia il cliente stesso ad individuare il giusto
messaggio della propria creazione.
Il “soggetto espressivo” creato è un
prodotto dialogico e mantiene in sé infinite possibilità di significato.
Identificare il prodotto attraverso una interpretazione è pertanto riduttivo,
lo ingabbia e non gli permette di essere «cosa viva», che muta all’occhio di
chi la osserva e contribuisce ad un continuo scambio comunicativo.
In ARTcounseling il “soggetto
espressivo” è parte di un processo che si compone di momenti successivi, ognuno
con la propria acquisizione. Durante questo processo il cliente può giungere ad
un insight che lo porta ad una scoperta e nello stesso tempo dona al “soggetto”
una nuova profondità.
Le comunicazioni esplicite che fa il
cliente siano esse riferite all’opera o a pensieri, fantasie, riflessioni,
associazioni, emozioni o ricordi, così come i rimandi dell’ARTcounselor
attraverso domande o sotto forma di fantasie costituiscono terreno di scambio
profondo tra i due, o meglio tra i tre, dei quali il terzo è costituito dal
“soggetto espressivo” con cui avviene il dialogo.
Il «terzo oggetto» del setting di ARTcounseling
ha bisogno di essere rispettato come una estensione di chi l’ha generato e per
prima cosa richiede attenzione; possiamo quindi distinguere le seguenti fasi di
attivazione del dialogo con il lavoro artistico/espressivo:
- Accogliere => accettare quello che è stato prodotto e la comunicazione verbale che il cliente desidera aggiungere alla presentazione del suo lavoro
- Osservare => insieme al cliente con quel distacco necessario da cui si può «vedere»
- Nominare => descrivere fenomenologicamente quello che si vede a prescindere da quello che potrebbe rappresentare
- Collegare => si cercano connessioni, legami, relazioni tra i vari elementi dell’oggetto creato. Si amplifica la visione creando nessi tra pensieri, fantasie, emozioni
- Aprire al nuovo => l’oggetto crea una nuova percezione e quindi una nuova visione. Può essere un insight o qualcosa di meno chiaro, un’energia connessa con un movimento interno, che spinge all’azione o che fa emergere nuove immagini o una nuova sensazione. Qualcosa si modifica
L’espressione artistica favorisce
almeno due importanti funzioni:
- permette di rappresentare, per poi scoprire, conoscere, riconoscere, per contenere, ordinare, avvicinare distanziare ed organizzare la realtà interna;
- e di costruire attraverso l’invenzione e la sperimentazione, per dare poi nuovi significati alle realtà interne ed esterne.
Ossia ha possibilità AUTO-ESPLORATIVE – TRASFORMATIVE
–RIPARATIVE.
E il prodotto artistico assume, di
conseguenza, 3 principali significati:
• LUDICO =>
la creazione
• NARRATIVO =>
per raccontare di sé
• CONOSCITIVO =>
per porsi e rispondere a delle domande
La creatività comporta
inevitabilmente che si corrano rischi, si rompano barriere, si forzino limiti e
si inventino idee nuove. Se ci si sente al sicuro solo se si hanno regole certe
ed esiste la risposta giusta, l’esperienza dell’arte e dell’espressività
corporea come conoscenza di sé, sembrerà all’inizio frustrante,
contraddittoria, forse esasperante. Tuttavia se si supera il primo scoglio di
voler sapere il “perché”, concentrandosi invece sul “come” essa può rivelarsi
un percorso che può avviare un processo di cambiamento, crescita e interezza
personale, spianando la strada verso la consapevolezza, l’autoconoscenza e la
trasformazione.
Il processo creativo si esplica,
quindi, in un vivere pieno di significati, in un adattamento alla realtà
attivo. Non è l’Arte che trasforma la realtà o che cambia il mondo, ma può
trasformare il linguaggio umano e l’uomo in quanto tale. E’ chiaro, in tal
senso, che è l’individuo in quanto “trasformato” dall’Arte che può poi tentare
di trasformare la realtà con la sua vita e con la sua capacità di vivere in
maniera attiva e adeguata alle proprie emozioni. Il processo creativo non
significa semplicemente originalità e libertà, ma implica uno sforzo a trovare
nuove Oggetti allargando l’ambito dell’esperienza umana.
E proprio per integrare profondamente
queste stesse finalità, possiamo dire “incarnarle”, la proposta operativa viene
integrata con le tecniche psicocorporee ed espressive, frutto di una sintesi
tra tecniche occidentali ed orientali, che traggono le loro radici e fondamento
nello studio e nella pratica delle teorie più squisitamente corporee, come
quelle reichiane e conseguente Bioenergetica di Lowen, nelle tecniche di
rilassamento di Jacobson e Schultz, ma anche ricercando gli effetti iscritti
nel corpo legati alle teorie sull’attaccamento materno.
L’intento è lasciar esprimere il
corpo, ricostruire la famosa integrazione corpo-mente e Anima, senza blocchi
e/o interruzioni, da sempre cara alla tradizione orientale e che con l’avvento
della Psicologia Transpersonale, cominciamo a fare nostra anche in occidente.
Quindi da un lato si andranno ad
esplorare elementi della psicologia Transpersonale e dall’altro la
psicofisiologia e le diverse filosofie dello Yoga e delle tecniche orientali di
meditazione, le differenze, nonchè tutti i punti di contatto e sovrapposizione,
tra culture del benessere somatopsichico.
Gli antichi Rishi indiani non potendosi
avvalere di una realtà rivelata dall’alto, hanno intrapreso, da migliaia di
anni, un processo introspettivo, alla ricerca della realtà e delle risposte ai
misteri della loro esistenza, sviluppando empiricamente teorie filosofiche
anticipando intuitivamente e sorprendentemente la scienza della fisica
occidentale e diversi sistemi che mirano all’autorealizzazione
individuale, ai quali le moderne tecniche di intervento psicologico fanno
spesso riferimento e ne utilizzano numerosi strumenti pratici ed è all’origine
di queste tecniche che la formazione proposta fonda parte delle sue basi
teoriche, quelle legate alla liberazione ed espressione del proprio IO corpo,
allo sviluppo di una tensione all’autorealizzazione personale e allo sviluppo
di un personale approccio spirituale all’esistenza.
Particolarmente significativa è
l’esperienza di applicazione degli apprendimenti che viene offerta agli allievi
che concludono il triennio, i quali strutturano un progetto di “percorso
artistico”, utilizzando tecniche e metodologie apprese, affinchè loro stessi
possano poi proporle prima ai colleghi del corso e successivamente ad altri
“allievi” nelle aree di lavoro individuali. Il lavoro presentato a fine corso
viene discusso in supervisione offrendo così il supporto e le necessarie
“correzioni” allo stile acquisito dai partecipanti. I cambiamenti riferiti ed
osservati nei partecipanti sono relativi sia al loro percorso personale che
professionale.
Tutto questo detto gli obiettivi che
la nostra scuola si propone sono:
=> potenziare le proprie doti di
ascolto e di relazione allo scopo di agevolare in modo efficace la capacità dei
futuri clienti di gestire le proprie difficoltà;
=> saper valutare le richieste esplicite e
implicite del futuro cliente;
=> apprendere a utilizzare positivamente le
potenzialità della comunicazione interpersonale;
=> sviluppo e potenziamento
dell’empatia, accoglienza, accettazione incondizionata, caratteristiche
fondamentali per ogni operatore del ben-essere
=> utilizzare, con perizia,
tecniche creative e psicocorporee di intervento atte a sviluppare ed evidenziare le
risorse individuali per valorizzarle;
=> fornire metodologie,
strumenti e tecniche utili alla prevenzione, valutazione e trattamento delle
difficoltà
(emotivi, corporei ed energetici) che limitano lo sviluppo del potenziale a
livello relazionale, lavorativo;
=> acquisire tecniche di
sensibilizzazione propriocettiva e di ecologia personale per la prevenzione e
tutela della salute e del benessere psicofisico;
=> saper gestire diverse
tipologie di setting (individuale, di gruppo);
=> saper progettare
operativamente interventi di promozione del benessere.
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